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Ricerca Spirituale

La Morte

Troviamo lampante che questo gioco matematico (di cui la realtà fisica è profondamente, concretamente, intrisa) rispecchi la regola dell’evoluzione, suggerendo una viva e tangibile speranza che ciò che rimane tendenzialmente pura astrazione abbia una effettiva riscontrabilità nella nostra realtà, che il percorso che porta dalla grossolana materia verso la perfezione sia inevitabile, che non ci si possa esimere.
L’argomento è tremendamente complesso e delicato e non è il caso di sviscerarlo in questa sede.
Però, rimettendo insieme i pezzi, e tornando alla realtà frattalica, ebbene, la struttura dello schema sopra può essere applicata anche ad una visione dell’evoluzione più ampia, cioè oltre la singola vita.
Ipotizzando l’equazione vita:morte = veglia:sonno, vita e morte risulterebbero nell’insieme il ciclo vitale di una vita ancora più... difficile trovare gli aggettivi... più ampia?
Il discorso prenderebbe una piega troppo metafisica e astratta che non vogliamo affrontare qui. Limitiamoci al primo livello del frattale direttamente superiore al nostro, per trarne spunti interessanti e utili, implementabili nella vita di tutti i giorni.
A questo punto crediamo ci siano i presupposti per giungere insieme ad una considerazione che pensiamo sia molto plausibile: pare quasi che la mente sia come un corpo a sé, ma di un gradino del frattale leggermente superiore. Pare quasi che la mente sia studiata per essere una specie di ponte di collegamento tra il fisico e il non-più-fisico... ha origine nel fisico, cioè nel cervello, che sottostà a tutte le regole del fisico, ma allo stesso tempo, in una realtà sua parallela, ne è potenzialmente libera. Il corpo e il cervello nascono insieme, per un po’ crescono insieme, e poi, mentre il corpo inevitabilmente decade, pare proprio che la mente invece sia fatta per evolvere. Un essere umano che segue una crescita equilibrata e matura arriva alla fine della propria vita saggio, arricchito, più grande... che senso ha? Non vi sembra che il corpo sia un indispensabile veicolo per la mente? Ma la mente stessa, essendo fatta di “corpo”, non può essere un punto di arrivo, una meta... deve essere anch’essa un veicolo per qualcosa.
E’ come se il corpo fosse un trampolino di lancio per la mente... A questo punto, la mente sarebbe un trampolino di lancio... per la morte.
Come non vedere un disegno dietro queste cose, un progetto sottile e immenso...? Dio, l’Evoluzione, l’Universo, come vogliamo chiamarlo, sembra proprio che volesse creare qualcosa il cui scopo fosse trascendere sè stesso, continuamente, inevitabilmente, inesorabilmente.
Esiste un manuale che insegna al morituro (cioè a tutti) come giungere alla morte e cosa fare una volta trapassati, e insegna importanti allenamenti per predisporre la mente (l’anima, lo spirito...?) ad attraversare la morte in salita, e non precipitando, fornendo tra l’altro dettagliate “indicazioni stradali” per l’aldilà.
E’ il libro tibetano dei morti, titolo derivante da una triste traduzione, l’originale suona più o meno come “guida per il morituro”. Anche gli egizi hanno una guida simile.
La conclusione è l’imperativo di rivalutare il nostro posto nell’universo, di dare una maggiore importanza all’equilibrio e al sonno. Non sottovalutiamo l’equilibrio tra azione e riposo, non sottovalutiamo il riposo, la vita non è solo quando siamo svegli, non sottovalutiamo i sogni e i prodotti del sonno se non vogliamo rincorrerci la coda per l’eternità, e soprattutto non perdiamoci d’animo nella ricerca della verità e del senso delle cose, perchè è tutto qui davanti ai nostri occhi.
Pascal diceva: “l’uomo è un puntino infinitesimale nell’universo, ma grazie alla sua mente, l’uomo può contenere l’universo intero”.

 
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